Ha un talento innato per questo sport, tanto da avere vinto 33 gare sulle 35 disputate. Folgorato dal green fin da piccolissimo, ha un vero maestro, ma il suo coach è anche il papà, che lo segue nei tornei.
Segnatevi questo nome: Mattia Pagani,perché fra qualche anno potreste sentire parlare di lui come il nuovo campione del golf italiano. E un campioncino lo è già, visto che all’età di 7 anni il bambino di Piacenza ha vinto il Campionato del mondo di golf. Lo abbiamo incontrato al Croara country club vicino a Piacenza, dove si allena quattro volte alla settimana, sotto l’occhio vigile e amorevole di papà Giuseppe.
<<È stata una vera folgorazione quella per il golf>>, ci racconta il signor Pagani. <<Aveva tre anni e mezzo quando, mentre guardava in TV con il nonno una partita di Tiger Woods, ha detto che voleva diventare come lui. E mi ha chiesto di portarlo ad assistere a un allenamento di golf. Dapprima ci siamo limitati a guardare, poi mi ha chiesto di provare e abbiamo incontrato quello che è diventato il suo maestro, Alain Vergari>>.
Mattia è un autentico fenomeno: ha disputato 35 gare e per 33 volte è arrivato primo. <<Ha un talento innato>>, dice l’allenatore, <<e sono molto orgoglioso di lui, riesce sempre a sorprenderci superando sé stesso con risultati sempre più importanti. Io sono 25 anni che faccio l’allenatore di ragazzi e non capita tutti i giorni di incontrare un bambino con così tante capacità. È caparbio, non molla mai, è un guerriero, più lo metti in competizione e più rende>>.
Il risultato più grande lo scorso agosto, quando si è aggiudicato l’Us Kids Venice Open, torneo che si svolge in Veneto ed è considerato una specie di Mondiale per i più piccoli, dove ha battuto americani, britannici e olandesi. Solo una volta a settimana si allena con il coach, le altre volte con la supervisione del papà, esegue gli esercizi che gli ha indicato l’allenatore lungo le 18 buche del campo.
<<Io non ne sapevo nulla di golf>>, dice il papà, <<e prima o poi piacerebbe provare anche a me. Durante i week end sono sempre io che lo accompagno in giro per l’Italia per i tornei. All’inizio gli facevo da caddie, portandogli le mazze, ma ora fa tutto da solo e segna anche i punti suoi e dell’avversario sullo score, che stabilisce quanti colpi sono stati necessari per andare in buca>>. Nel golf non ci sono arbitri, i giocatori, anche quelli piccoli come Mattia, si autogestiscono. Gli allenamenti non si interrompono neanche in inverno, perché quando piove ci sono le tettoie. Come ogni golf club, anche questo è dotato di stazione meteorologica per segnalare la presenza di fulmini a una distanza di 15 km. In questo caso bisogna rinunciare ad allenarsi, poiché le mazze li attirano.
Mattia trascina per il campo il carrello con le mazze e ci spiega le loro caratteristiche: <<Ci sono i legni per i tiri lunghi, i ferri per i tiri corti e l’approccio al green, cioè quella parte di prato ben rasata che sta tutto intorno alla buca, e i putt per imbucare>>. Un altro aspetto straordinario di Mattia è che è nato con una malformazione alla mano: questo non gli ha impedito di impugnare la mazza e andare in buca con incredibile precisione. Per il resto è un bambino come tutti gli altri: fa nuoto, segue il catechismo per prepararsi alla comunione, va in bicicletta e gioca con i videogame. <<Mi piace la scuola>>, dice, <<e la mia materia preferita è religione. A scuola sanno della mia passione per il golf e la maestra mi ha detto che un giorno vuole venirmi a vedere. Del golf adoro stare in mezzo alla natura e vedere la pallina che entra nella buca>>.
Mattia è abituato ad avere i riflettori accesi su di lui: due anni fa ha partecipato al programma di Gerry Scotti Little big show, che ospitava bambini particolarmente dotati in diversi campi.
Il modello di Mattia: Matteo Manassero, uno dei più forti giocatori italiani, che ha conosciuto agli Open d’Italia a Milano. <<Mi ha fatto l’autografo sul cappello!>>. La tua soddisfazione più grande? <<Quando sono andato in buca con un tiro di 85 metri. Ero così contento che mi sono messo a correre per il campo con le braccia alzate>>.
di Fulvia Degl’Innocenzi